FRANCESCO RAIMONDI
Grottesca

Grottesca

La decorzione “a grottesca” di Francesco Raimondi Vietri sul Mare

La decorazione a grottesca prende il nome dalla Domus Aurea a Roma, è caratterizzata dalla raffigurazione di esseri ibridi e mostruosi, chimere, spesso ritratte quali figurine esili ed estrose, che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche, strutturate in maniera simmetrica, su uno sfondo in genere bianco o comunque monocromo. Francesco Raimondi è decisamente a proprio agio con questo genere che lo diverte molto e lo ha arrichito di eleganza e precisione pittorica senza eguali. F. Raimondi è allegro, solare in piu’ di un’occasione si è divertito a rappresentarsi ora Satiro, ora creatura mitologica o mostro marino. A detta dei suoi clienti e amici sono le ceramiche piu’ apprezzare anche per i messaggi criptici di cui sono intrise.

Opere presentate alla Mostra “RAIMONDESCHE” Viaggio tra miti e leggende

MUSEO INTERNAZIONALE DELLA CERAMICA DI FAENZA – 19 NOVEMBRE/ 26 DICEMBRE 2011


MOSTRA “RAIMONDESCHE” Viaggio tra miti e leggende

Articolo sul catalogo di Emanuele Gaudenzi

Francesco Raimondi da Vietri sul Mare è uno di quei personaggi (oggi sempre più rari) che, a maggior garanzia di autenticità, sono approdati all’elaborazione di un proprio originale ed inconfondibile linguaggio attraverso i lunghi percorsi del mestiere, riuscendo ad imporsi all’attenzione generale in forza del proprio virtuosismo e delle proprie non comuni capacità. L’artista é figlio della sua terra cresciuto in seno alla migliore tradizione delle ” faenzere” vietresi e delle Officine campane. E proprio in tale ambito ha maturato l’intero cursus honorum: da ragazzo di bottega. (Allievo fra gli altri di Giovannino Carrano) a maestro maiolicaro nel suo laboratorio “L’Archetto” fino alla completa affermazione come uno dei più arditi protagonisti della scena italiana.

Del resto il territorio della Campania e di Vietri in particolare ha profondamente segnato la storia della ceramica italiana del novecento a cominciare dalla celeberrima stagione del “periodo tedesco” negli anni 20-30, quando a Vietri sul Mare si trovarono ad operare personaggi del calibro di Riccardo Dolker, Irene Kowaliska, Gunther Studemann,Margherita ThewaltHannash. Tale compagine di artisti dette vita a un nuovo repertorio figurativo sospeso fra mitteleuropa e mediterraneo ,alle cui modalità espressive poterono attingere maestri come Salvatore Procida e Guido Gambone. Ci fu poi la stupefacente fioritura della scuola napoletana del secondo dopoguerra, di cui basterà ricordare i nomi di Giuseppe Macedonio, e Romolo Vetere (i due Fornaciari) accanto a quelli di Antonio De Val ed Eduardo Giordano ( Ceramica Artistica Posillipo) pittori e scultori partenopei dalla vena vivida è sagace, vanno infine menzionate le memorabili soluzioni compositive della fabbrica “Ernestine” attiva a Salerno. Nei decenni Cinquanta-Settanta la quale riuscì ad imporsi e a primeggiare sul mercato internazionale. Questa l’eredità storica del territorio,il prezioso retaggio che Francesco Raimondi, forse più di chiunque altro ha saputo mettere a frutto. Di sicuro egli è riuscito a trasfigurarla in un lessico personale ed inconfondibile, dirompente ed inedito: un linguaggio in grado di coniugare la poesia del folclore alle suggestioni del primitivismo, contemperando stile classico e avanguardia, antico con tradizione ed attualità. Ne fa fede la festosa gamma dell’intera sua produzione versatile e composita


Diversi sono i registri e sempre nuove le modalità esecutive della perspicace ripresa dell’iconografia popolaresca dei modelli in Maiolica (fiasche, bacini, lunette, piastrelle), all’ingegnosa elaborazione di sculture e gruppi plastici in crosta vietrosa (naiadi, eroine, ittiocentauri,iguane,pesci). E poi ancora dalle grandi pitture a soggetto sacro o montano, mitologico o storicista, a quello spericolato filone concettuale improntato ad un astrattismo geometrico, gestuale e vorticoso, scenografico è spettacolare, fra richiami moreschi e innesti tecnologici, caratterizzato da smalti vivaci e da cristalline cangianti (sculture steli, pannelli, vasi, maschere). La mostra “Raimondesche” con cui oggi l’artista si presenta al Museo Internazionale delle Ceramiche raccoglie una specifica selezione delle sue creazioni più recenti: opere liberamente ispirata al tema del mito della leggenda, che confermano con esatta eloquenza tutta la vitalità espressiva l’estro indomito e l’energia in continua tensione di Francesco Raimondi.

Circa il titolo della rassegna il richiamo alle stilizzazione di Giò Ponti (pontesche) è così esplicito che ci pare inevitabile fare un piccolo accenno al fine di fugare ogni equivoco. Diciamo subito che il riferimento va inteso in senso nominale e nient’altro che vuole essere una sorta di omaggio nei confronti di un protagonista che tanto ha contribuito a risollevare le sorti delle nostre arti decorative, sprovincializzandone intenti e contenuti. Per il resto nulla di sostanzioso apparenta le due modalità artistico-stilistiche,
Raimondi, persegue un preciso intento pittorico e rappresentativo dando vita ad una narrazione compiuta indipendente e dinamica al pari dei grandi maestri rinascimentali del istoriato urbinate e durantino, egli allestisce le sue “istorie” per condurci in un viaggio fra allegoria e sogno storia antica e cronaca realtà e fantasia.